giovedì 10 marzo 2011

CESARE PAVESE


"VERRA' LA MORTE E AVRA' I TUOI OCCHI"


 CESARE PAVESE

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.

Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla

Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.




Doći će smrt i imaće tvoje oci - 
ta smrt što nas saleće 
od jutra do večeri, besana 
i gluva, kao stara griža savesti 
ili besmislena mana. Tvoje oči 
biće uzaludna reč, 
prigušen krik, muk. 
Vidiš ih tako svakog jutra 
kada se nadnosiš nad sobom 
u ogledalu.
O draga nado, 
tog dana i mi ćemo znati 
da jesi život i ništavilo. 

Za svakoga smrt ima pogled. 
Doći će smrt i imaće tvoje oči. 
Biće poput ispravljanja mane, 
kao zurenje u ogledalo 
iz koje izranja mrtvo lice, 
kao slušanje zatvorenih usta. 
Sići ćemo u bezdane nemi. 

23.mart 1950.

mercoledì 9 marzo 2011

La rivoluzione caccia le donne


REPUBBLICA di oggi, 09/03/2011, a pag. 7, l'articolo di Francesca Caferri dal titolo "Piazza Tahrir umilia l´8 marzo. La rivoluzione caccia le donne".

Il tradimento, quello vero, c´era stato nelle settimane scorse, quando nel consiglio incaricato di riscrivere la Costituzione e delineare il futuro del nuovo Egitto non era stata chiamata nessuna donna. Lo schiaffo in faccia è arrivato proprio nel giorno della festa della donna: un migliaio di egiziane hanno tentato ieri di marciare verso Tahrir square, la piazza simbolo della rivoluzione, quella dove per settimane avevano protestato, gridato, combattuto, dormito, pianto, mandato tweet. Lo scopo era rivendicare il loro ruolo nella protesta e nel futuro del Paese. Ma hanno fallito.
La marcia è stata fermata da gruppi di uomini, che hanno bloccato le manifestanti, strappando loro i cartelli, spintonandole e costringendole a tornare indietro: «Non è il momento giusto per le vostre manifestazioni», avrebbero detto alle donne.
E così la marcia che doveva portare in piazza un milione di egiziane è fallita. Due volte: perché in strada si sono ritrovate in un migliaio e perché alcuni di quelli con cui avevano lottato fianco a fianco per settimane hanno volute relegarle a quel ruolo secondario da cui pensavano di essere riuscite ad emergere.
«Il nuovo Egitto lascia indietro le donne» titolava ieri Al Jazeera. Parecchie, dal Cairo ad Alessandria, condividono questa opinione: «Il sangue delle donne che sono state uccise nella protesta è ancora fresco: e già ci stanno tradendo», ha detto al New Yorker Nawal Al Saadawi, la più famosa femminista egiziana, la madrina della rivoluzione, 71 anni di cui parecchi passati in carcere ma in prima fila, con i suoi capelli bianchi, a Tahrir dal primo giorno. Ieri al Saadawi non era al Cairo: ma nel futuro le egiziane avranno ancora bisogno di lei, come questo 8 marzo ha dimostrato.
Sempre ieri al Cairo è morto un cristiano copto, ferito nei giorni scorsi negli scontri con i musulmani seguiti all´incendio di una chiesa: un altro segnale preoccupante per il nuovo Egitto.