domenica 20 febbraio 2011

Diario 1938, 24.2





Roma - 24 Febb. 1938
Ho sognato di esser tanto povera che cercavo in affitto un letto in cucina. Arrivo in una piccola cucina, di sera, il fornello acceso che la rende assai calda, un divanuccio co­perto da una tela infiorata, il muro ingiallito e scrostato presso la finestra. Una vecchietta bassa, vestita da contadi­na, una vecchietta - gallinella piena di odori casalinghi è la padrona. «Di giorno, spero, ci sarà il sole, - penso, - ma come scrivere qui?» E, sebbene la cucina non mi dispiaccia del tutto, non la prendo in affitto. Infatti la vecchia mi ha detto che, quasi sempre, lei sta li a cucinare.
Sogno pure Donna M. che mi mette alla prova per vede­re se rubo. Siamo in una stanza con delle culle, lei fa strani giochi con degli anelli. «Tanto so che sono falsi» - penso. Pare che uno si sia smarrito, ma io lo ritrovo, e, onestamen­te, glielo porgo. Pare soddisfatta.
Negli intervalli svegli, continui pensieri di quella cosa. I miei fianchi si sciolgono per la morbidezza della mia voglia.
Spesso penso in questi giorni alla morte e mi pare impos­sibile che venga anche da me
Tempo sarà che a veder queste cose
non ti fia grave, ma fieti diletto
quanto natura a sentir ti dispuose.
Calderón dela Barca – La vida es sueño, Libro dei sogni

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